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Polisportiva Casarsa > News > A.S. 2018-2019 > LE INTERVISTE DI NATALE: ANDREA PATISSO
[vc_row][vc_column][vc_custom_heading text=”La famiglia della Polisportiva Basket Casarsa aumenta ogni anno di più e lo fa soprattutto con il settore femminile, un investimento fondamentale per il futuro e un orgoglio per tutta la società. ” font_container=”tag:h2|text_align:left|color:%23cc0014″ google_fonts=”font_family:Roboto%3A100%2C100italic%2C300%2C300italic%2Cregular%2Citalic%2C500%2C500italic%2C700%2C700italic%2C900%2C900italic|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal”][vc_separator color=”black” style=”shadow”][vc_column_text]

Per far crescere al meglio le nostre ragazze abbiamo affiancato a coach Pasquale Gallo un elemento di spessore: Andrea Patisso, proveniente dalla VIS Pallacanestro Spilimbergo; sarà il viceallenatore della prima squadra femminile che militerà in serie C e nella conduzione del settore giovanile (Under 16 e 18 femminile) sulla quale la società ha deciso di puntare forte.

Andiamo a conoscere meglio Andrea, che vanta un curriculum di tutto rispetto, con questa intervista a 360 gradi sul suo passato, sulla sua vita privata e su questa sua nuova avventura con i colori biancorossi:

Ciao coach, innanzitutto presentiamo il Baskettaro Andrea Patisso: Come nasce il tuo amore per il basket? Quando hai cominciato a giocare e in che squadra hai militato? Quando hai deciso di diventare allenatore? Quali squadre hai allenato ?

Intanto grazie per la bellissima presentazione, davvero tanta roba. Il mio amore per il basket nasce un po’ per caso, non ho avuto grandi esperienze a livello giovanile se non qualche anno alla VIS (Pallacanestro Spilimbergo n.d.r.) per poi cadere come molti nella tentazione pallonara del calcio. Per lavoro a vent’anni ho dovuto girare per l’Italia e quando sono riuscito ad avvicinarmi un po’, tanto da permettermi di tornare a vivere a Spilimbergo con la mia famiglia, continuavo a chiedermi cosa fosse tutto quell’assembramento di auto nei pressi del palazzetto al sabato sera. La curiosità ha prevalso e così ho scoperto un folto e caloroso pubblico sugli spalti che assisteva alle partite della VIS Spilimbergo. Da li a diventare capo ultrà è stato davvero un attimo, così come scendere dagli spalti per trasmettere quella che è diventata nell’immediatezza una passione. È stato un lampo. Ho conciliato da subito lavoro e basket: fatti i corsi dovuti, ho avuto subito la fortuna di potermi confrontare sul campo grazie alla VIS che mi ha dato la possibilità di allenare e che ringrazio sentitamente per questo. Nei primi passi ovviamente ho fatto l’assistente a svariati allenatori che si avvicendavano nella gestione delle squadre giovanili ed è stata una fortuna perché ho avuto la possibilità di imparare da mostri sacri come Melloni e Braidotti su tutti. Grandi soddisfazioni (vedasi titolo provinciale e regionale U17 da capo allenatore) ma anche delusioni, l’hanno fatta da cornice fino a quando ho deciso di provare a mettere sul campo le mie idee fuori da Spilimbergo. Da qui l’avventura con la Polisportiva Montereale prima e il Basket Maniago poi, che mi ha dato la possibilità di cimentarmi finalmente in un campionato senior. La follia di subentrare in corsa in serie D con uno score di 0/16 per poi sfiorare la salvezza ai playout nonché  due bellissime stagioni in promozione con i playoff raggiunti, mi hanno gratificato per il lavoro svolto. Poi il ritorno nella mia Spilimbergo e la serie C Silver alla corte di coach Musiello, con le giovanili da contorno ai miei pomeriggi in palestra. Due anni bellissimi dove ho sperimentato l’organizzazione globale a livelli importanti e toccato con mano la serietà dei ragazzi (e non ragazzi) che giocano in categorie importanti. A loro e a Musiello un sentito grazie per tutto quello che sono riusciti a trasmettermi e per le amicizie che sono nate e a cui tengo molto. E siamo arrivati ai giorni nostri. Un’estate un po’ travagliata, un corteggiamento estivo del Basket san Vito a cui non ho potuto dire di no (grazie Luca) e questo spiraglio casarsese che si è aperto e che ho accettato.

Quale è lo stato d’animo con cui ti presenti a questa nuova esperienza ? Quali sono le tue prime  impressioni in questo primo periodo di allenamenti? Hai mai allenato squadre femminili?

Dire si a Casarsa è stato un salto nel buio perché il femminile non era nei miei piani, anche se la curiosità ha sempre contraddistinto le mie scelte. Una forte spinta l’ho ricevuta dal fatto di poter allenare al fianco di Pasquale Gallo, persona che stimo e che rispetto come uomo e come allenatore, una bella occasione di crescita per me. “Io sono il primo tifoso delle squadre che alleno”… così mi sono presentato al presidente Fasan, e questo la dice lunga sull’emotività delle mie scelte, tutto passa dal cuore per me. Più che impressioni direi impressionato, piacevolmente impressionato. Le ragazze ci mettono anima e cuore per tutta la durata dell’allenamento e questo rende la vita facile ad un allenatore, sa che può osare perché loro rispondono ad ogni stimolo. Ovvio poi, tutti abbiamo la giornata storta…

La nostra prima squadra femminile è reduce dalla retrocessione dalla serie B. Che annata ti aspetti? Quali sono le aspettative per questa stagione?

Sembra un segno del destino ma ignaro del mio prossimo futuro, l’anno scorso ho seguito i risultati della B ed ero veramente dispiaciuto nel leggere tutti quei risultati negativi. Quest’anno abbiamo una squadra giovane ma puntellata da ragazze esperte che porteranno saggezza sul parquet, il che non guasta mai. Vogliamo vincere, sia io che Pasquale, come ogni allenatore credo, perché purtroppo in questo mondo è difficile essere considerati se non vinci, ma nel contempo vogliamo costruire un qualcosa di importante e duraturo nel tempo in una società che, nel femminile, ha sempre creduto come pochi in provincia. Abbiamo l’obbligo di provarci fino alla fine consci del fatto che ci sono squadre davvero ben attrezzate.

Nella prima squadra c’è un mix tra giovani e senior, come procede l’amalgama tra di loro?

Come dicevo prima il mix giovani-senior è fondamentale per dare un senso di continuità al lavoro che si vuole svolgere in campo e all’organizzazione di una società. Creare un gruppo è uno dei doveri di un allenatore che si rispetti.

Cosa ti dà soddisfazione del tuo lavoro di allenatore?

La soddisfazione più grande è senza dubbio far innamorare qualcuno di questo sport. Far capire che la passione ti porta lontano.

Come mai hai scelto di allenare a Casarsa? Cosa ti riprometti per il futuro?

Cercavano un vice e mi hanno chiesto se ero disponibile. Compatibilmente con il lavoro e la squadra a san Vito, sono riuscito a ritagliarmi lo spazio per dire si al Presidente Fasan con tanto entusiasmo. Spero di piacere e spero che il mio lavoro sia utile alla società. Non penso mai al futuro, ma al presente, voglio che sia il campo a parlare per me, ma non in fatto di risultati, c’è molto altro dietro che ritengo molto più importante di una vittoria o di una sconfitta. Poi, se non dovessi piacere, amici come prima, non si può piacere per forza a tutti.

Nella nostra “famiglia” piace chiamare i membri con soprannomi. In tutti questi anni della tua onorata carriera te ne hanno già affibbiato uno o dobbiamo pensarci noi?

Nella mia onorata carriera “pallonara”, sui giornali sono stato chiamato in tutti i modi possibili, da pasticcio a potassio. Nel mondo della palla a spicchi in tanti mi chiamano Patix, al lavoro Patty. Sono molto curioso di scoprire la fantasia casarsese…fate vobis.

Hai già avuto modo di lavorare con qualcuno della Polisportiva Basket Casarsa? Conosci qualche atleta della nostra società?

Con una moglie UDC (Ufficiale di Campo n.d.r.) ho abusato dei suoi impegni domenicali e spesso mi è capitato di seguire il Casarsa di serie D. Praticamente li conosco tutti, ovviamente loro non conoscono me. Non ho lavorato con nessuno direttamente,  ma con Giovanni Bondelli stiamo affrontando insieme il corso istruttori Minibasket, una nuova pagina di questa mia maledetta passione.

Ho appreso che sei appassionato di politica. In che modo riesci a conciliare lavoro, famiglia e questa tua “nobile” passione?

Le voci girano e la cosa mi fa molto paura. Quella politica è stata una bellissima parentesi durata troppo poco per lasciare un vero segno tangibile. Amo il mio territorio e sarei disposto a tutto pur di far si che si viva sempre meglio, al di là di ogni fazione politica che si sostenga. Sono rimasto nel partito con cui mi sono presentato anche alle ultime elezioni per dare il mio contributo in fatto di idee, più siamo e meglio è. Conciliare tutto è un dramma, le giornate dovrebbero durare almeno una trentina di ore ma in questo devo ringraziare mia moglie che, anche se in mezzo a mille difficoltà, appoggia in toto tutte le mie scelte ed i miei genitori che danno una grandissima mano con la gestione di mia figlia Emily che ha 10 anni.

Finora abbiamo parlato di Andrea nel mondo della Pallacanestro. Chiudiamo l’intervista con la tua vita privata. Chi è Andrea fuori dal campi da gioco?

Andrea vita privata?  Cavoli…vivo a Spilimbergo, lavoro a Venezia, moglie, figlia di 10 anni e una di 20 che studia lontano da casa, tanto basket e passione per i libri e per lo scoutismo. Dormo 4 ore a notte per fare tutto meglio che posso senza risparmiarmi mai e di tutto ciò ne ho fatto la forza della mia vita. Mi piace ridere e soprattutto far ridere la gente, che non vuol dire fare il pagliaccio sempre ma vuol dire amare quello che fai e chi ti circonda, dando tutto te stesso.

Benvenuto Andrea nella nostra grande famiglia e grazie per il tempo che ci hai dedicato. Non mi resta che augurarti buon lavoro e tante soddisfazioni per la prossima stagione sportiva.
P.S.: Andrea ha lanciato la sfida…riusciamo a trovargli un “nomignolo” a questo simpaticissimo e intraprendente allenatore?  A voi la palla…

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