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Qual’è il vero buonsenso?

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In questo periodo drammatico, complicato e difficile, di rinunce e reclusione, di restrizioni e di sacrifici, spesso e volentieri le ingiunzioni che ci sono state ordinate o i comportamenti che ci sono stati richiesti, sono stati sbandierati all’insegna di quel “buonsenso” che ricorre nelle valide motivazioni che hanno generato queste scelte.
Se è quindi il buonsenso protagonista del governo di tali comportamenti, mi è sembrato naturale, domandarmi quale potrebbe essere il vero significato dell’espressione “buonsenso” o se ne esiste uno che si avvicina di più e meglio a quello di una verità oggettiva e, ancora, se e come sia possibile misurare il buon senso per darci conforto che la nostra scelta sia coerente con ciò che il buonsenso comanderebbe.
Le cose però si complicano quando si legge quella che è la sua definizione, ovvero “la capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza una situazione, comprendendo le necessità pratiche che essa comporta”.
Il vero buonsenso non è quindi il risultato di un ragionamento matematico ma un giudizio soggettivo basato sulla discrezionalità di una interpretazione, sul vissuto, legato alla diversità di ogni essere umano.

Perdonate questa lunga ma necessaria premessa che ci conduce dritti dritti al nocciolo del discorso.
Perchè e dove viene tirato in ballo il suddetto buonsenso?

Nella richiesta di una scelta responsabile rivolta alle società sportive affiliate alla FIP (e quindi anche alla nostra), in relazione alla recente decisione dei nostri vertici, di ripartire con allenamenti e partite in palestra.
Chi ci ha chiesto di scegliere, però, non ci ha aiutato molto e, in verità, ci ha anche spiazzati e un po’ confusi, limitandosi a darci una “linea guida” da seguire con protocolli di oggettiva discutibile efficacia e sottesi da logiche scientifiche che sfuggono ai più.
In poche parole ci è stata buttata la palla in campo, chiedendoci di “fare noi la partita” e prenderci le responsabilità delle nostre scelte, guidate, per l’appunto, da quel buonsenso sopra evocato.

Scelte onerose, quindi, e non solo dal punto di vista etico (che più conta), ma anche da quello economico perché i protocolli prevedono il ricorso ad uno screening iniziale con tamponi rapidi e costi crescenti e non trascurabili a carico delle stesse società.
Il tessuto delle piccole società nel mondo del Basket in Italia, sta a quello delle piccole imprese in ambito industriale e tutti sappiamo, ormai, che la nostra economia si fonda proprio su questa moltitudine di piccole realtà, che non hanno i mezzi e le risorse delle grandi aziende e che ogni giorno devono fare i conti con disponibilità limitate, sufficienti a malapena a tenerle in vita.
Per i pochi che non l’avessero capito, il paragone calza a pennello con la nostra attuale realtà sportiva.

Con la “palla in mano”, abbiamo quindi dovuto, con pochissimo tempo a disposizione, ragionare, pesando con il bilancino, i pro e i contro della scelta di riprendere o stare fermi.
Quale per noi la scelta di buonsenso?
Se ci fossimo trovati di fronte ad un tribunale chiamato in causa per redimere il caso, l’avvocato della difesa, avrebbe così argomentato sulle ragioni favorevoli al ritorno in campo:

Lo sport è salute! I nostri ragazzi e le nostre ragazze sono ferme da troppo tempo a casa e questo, a lungo andare, potrebbe pesare non poco sulla loro condizione non solo fisica ma anche psicologica. Ritornare a giocare – avrebbe poi continuato – sarebbe un importante segnale di graduale ritorno alla normalità e poi, tutto sommato, i protocolli sono simili a quelli seguiti nel periodo estivo/autunnale che hanno garantito un buon risultato in termini sicurezza”.
Concludendo la sua arringa, avrebbe poi intimato: “E poi badate bene, perché, se rinunciate a ricominciare, è reale il pericolo che diversi dei vostri tesserati pensino di rivolgersi ad altre società che hanno deciso diversamente, per poi non parlare delle possibili penalizzazioni che, chi vi governa, potrebbe pensare di attuare come deterrente alla vostra decisione di rinuncia”.

Il procuratore della parte opposta, invece, avrebbe così esordito:

Che valore date ad una vita umana?
Siete disposti, anche nel dubbio e nella reale indeterminazione di causalità degli eventi, di accollarvi il rischio di mettere in pericolo il vostro prossimo?
Tutto ciò che è successo finora e che sta accadendo, ci deve spingere non ad essere pessimisti ma realisti. Ci deve portare a pensare che c’è un tempo giusto per ogni cosa ed ognuno di noi può fare molto nel suo piccolo per farci uscire al più presto da questa situazione.

La madre di tutte le domande è allora: rimanere ancora fermi, senza poter entrare in palestra, è un prezzo che considerate equo per evitare il pericolo di un contagio e di mettere a repentaglio una vita?
Non fatevi sedurre da egosimi e da un calcolo delle probabilità favorevole ma pensate che quando il peggio è accaduto, anche nel dubbio, potreste non perdonarvelo mai.

Sono certo che i vostri tesserati e le loro famiglie, di fronte a una tale presa di posizione dovrebbero essere fieri di far parte di una società come la vostra, consapevoli che, con questo scenario, l’attesa sia un motivo più che valido per non aprire le porte delle palestre.

In conclusione, permettetemi di ritornare nel punto da dove siamo partiti: il significato del buonsenso.
Per fare questo, vorrei citare uno scritto di Vittorio Coletti pubblicato sul sito della Accademia della Crusca che tira in ballo Alessandro Manzoni.
Lo scrittore nei Promessi Sposi metteva in guardia dalla deriva del significato del buonsenso verso quello di senso comune (opinione della maggioranza) una deriva semanticamente e culturalmente pericolosa, che rischia di smarrire una differenza importante, perché il buonsenso inteso come uso moderato, equilibrato della ragione non coincide, purtroppo, col senso comune: “il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”.

Manzoni parlava della peste; un discorso tornato oggi, in piena epidemia di coronavirus, tristemente d’attualità. Speriamo che, diversamente dal Seicento, il buonsenso o buon senso non abbia timore del senso comune e prevalga oggi su di esso!

La decisione l’abbiamo presa, determinati ed ispirati da quello che, siamo convinti, sia il nostro vero buonsenso.
Ci ha guidato nella nostra scelta, una scelta che riteniamo giusta ed equilibrata, una scelta di buonsenso, incuranti di ogni eventuale conseguenza che potrebbe recare con se.

Diego Napoli
Consigliere ASD Polisportiva Casarsa