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Viaggio nel mondo del rapporto allenatori-figli-genitori – III parte

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Pubblichiamo la terza parte della nostra rubrica dedicata alle problematiche che insorgono tra famiglie, atleti e tecnici.
Questa volta lo scritto e tratto dal blog di Giovanni Gabrielli, professionista che si occupa di coaching e comunicazione.

Come sempre, buona lettura!

Essere genitori di un giovane atleta – Strategie di efficacia

Essere un genitore è una situazione ad alta emozionalità sia che il figlio/a abbia 5 anni o 25 anni.
Si è tentati di cercare nei figli quello che non si è stati; molto spesso però i genitori si trasformano da primi tifosi a esseri urlanti e nervosi che se la prendono con tutti, in primis con gli allenatori e poi con i figli stessi.
È normale sentire l’adrenalina della vittoria e la tristezza per una sconfitta, ma un genitore deve rimanere sempre e solo un genitore, un tifoso e null’altro.
In Italia, a differenza di quanto avviene nel mondo anglosassone, il genitore non è solo un genitore, ma pretende spesso di interpretare il ruolo di capo allenatore, direttore sportivo, preparatore atletico, fisioterapista, mental coach e giornalista, tutti ruoli che necessitano di una preparazione specifica e di una esperienza concreta.
Per accorgersi di ciò basta recarsi alla domenica mattina in un campo di calcio per assistere a rappresentazioni, anche divertenti, ma a tratti estremamente negative per la motivazione ed il benessere mentale dei giovani atleti.
Genitori fate solo i genitori, basta e avanza, questo è il mio consiglio.
Di seguito nove suggerimenti che vi consentiranno di esserlo e di evitare errori comportamentali negativi e non funzionali.
Quando io lavoro con squadre giovanili la prima regola che pretendo è che i genitori non entrino mai nelle decisioni tecniche che regolano la squadra stessa, che non siano invasivi durante gli allenamenti e che durante le gare facciano i tifosi e mai gli allenatori.
Ecco alcuni suggerimenti tratti da “Sport psychology for coaches and parents” Smith and Kays

 

  1. Applaudi e incita, ma non urlare
    Molti sono i genitori che pensano di applaudire i propri figli, ma in realtà li stanno solo rimproverando usando anche toni alti di voce.
    La differenza è che applaudire un figlio atleta significa sostenerlo in maniera positiva, mentre se urliamo siamo critici e giudicanti ed in questo modo facciamo percepire che siamo contenti solo quando lui ottiene risultati buoni.
    Il tuo obiettivo come genitore è quello di supportare tuo figlio e la sua squadra e non quello di urlare contro di lui, contro l’allenatore e gli altri componenti della squadra.
    Se è avvenuto qualcosa che vi ha disturbato (mai, e dico mai, questioni tecniche, di sola pertinenza dell’allenatore) affrontatele in maniera calma ed in privato.
    Applaudire e sostenere crea un clima divertente e positivo, un pò quello che fanno le cheerleader sui campi di gioco che sostengono la squadra indipendentemente dal risultato.
  2. Segui la regola delle 24 ore
    Aspetta sempre 24 ore per ritornare sugli eventi che desideri chiarire (aspetti non tecnici mi raccomando!); questo ti aiuterà ad avere il controllo delle tue emozioni e a svolgere meglio il tuo ruolo.
  3. Lascia l’allenatore allenare
    Puoi non essere d’accordo dai modelli di lavoro dell’allenatore di tuo/a figlio/a, ma devi rispettare lui e il suo ruolo; se eventualmente sei preoccupato di qualcosa di significativo ed oggettivo parlane in privato con i toni dovuti. Se poi non concordi in toto con l’allenatore hai sempre una scelta: cambia squadra.
  4. Usa sempre il senso dell’umorismo
    Lo sport deve essere divertente, positivo ed eccitante; mantieni sempre questa prospettiva; per tuo figlio/a lo sport non deve diventare un lavoro, ma deve rimanere un gioco; perdere o vincere una gara non influirà sul come la terra gira attorno al sole.
    Se tuo figlio vede che tu sei rilassato e ti stai divertendo sicuramente avrà risultati migliori. Nello sport il bastone e la carota non funzionano quasi mai.
  5. Sii paziente con i Direttori di gara, i Giudici, gli Arbitri ecc.
    I Direttori di gara, i Giudici, gli Arbitri nelle gare giovanili non hanno certo una vita facile e non sono nemmeno pagati troppo. Lo fanno perche amano lo sport e l’ultima cosa di cui hanno bisogno è di un genitore che gli urla offendendolo continuamente.
    Ricordati sempre che tu sei un esempio per tuo figlio, chiediti spesso quale esempio gli stai portando davanti e se vorresti che tuo figlio si comportasse come te.
    I Direttori di gara, i Giudici, gli Arbitri sono umani; come tutti noi fanno errori e non ci sono scuse che giustifichino comportamenti aggressivi nei loro confronti.
  6. Non dare colpe specifiche
    Numerose sono le cause che portano ad una vittoria od ad una sconfitta; esiste la prestazione individuale ed esistono fattori esterni che spesso non possono essere controllati; quindi non incolpare mai tuo figlio od un altro elemento della squadra per un risultato negativo del Team, solo facendo questo lo aiuterai nello sviluppo di una autoefficacia positiva ed una autostima funzionale.
  7. Tieni sempre in mente l’età e le capacità relative
    Non dimenticarti mai l’età di tuo figlio quando assisti ad una competizione.
    Quando siamo ragazzi impariamo continuamente e mentre si impara spesso di fanno errori; solo chi non apprende mai nulla non fa errori.
    Ogni volta che un bambino fa un errore sta apprendendo il modo per essere sempre più efficace.
    L’errore, ricordati, non è mai intenzionale; devi essere paziente e capire , dando il giusto peso alle cose.
  8. Sii un ottimo esempio
    Ogni genitore è un esempio per i figli soprattutto fino alla soglia dell’adolescenza. Ricordati, tu per loro sei la persona più importante, non te ne rendi conto ma loro continuamente ti osservano e imparano dai tuoi comportamenti; loro sono come spugne e quello che assorbono in quell’età dipende, in gran parte, dall’esempio che tu dai con i tuoi comportamenti e con le tue parole.
    Come ho già detto, chiediti spesso: “se mio figlio agisse come io sto agendo, ne sarei orgoglioso?” Se la risposta è no, stai dando un cattivo esempio.
  9. Insegna, ma non fare lezioni
    Questo è un modello utile, racconta ai tuoi figli delle tue esperienze, chiedi a loro delle loro, entra tu nel loro mondo, non pretendere che loro entrino nel tuo, non ne hanno ancora le chiavi.
    Nessuno ama ricevere lezioni specialmente dopo un errore, ricordalo ed insegna la vita, non dare lezioni sulla vita.
    Queste sono regoli facili da applicare e non sono solo relative allo sport, basta decidere di farlo; non esistono alibi, ma utilizzando questa strada sarete sempre e davvero a fianco dei vostri figli e loro sicuramente, sempre, saranno orgogliosi di avere un genitore come te.

Buon lavoro
genius

Fonte: tratto dal sito http://giovannigabrielli.it/essere-genitori-di-un-giovane-atleta-strategie-di-efficacia/