I problemi ascrivibili al famigerato triangolo allenatori-figli-genitori, per una società, sono puntuali come una cambiale in protesto.
Ogni anno sportivo, indipendentemente dai cambiamenti climatici, dallo spread o dal colore del governo in carica, si abbattono violenti sulla apparente quiete degli eventi di una associazione. Sono trasversali e democratici, non fanno distinzione tra sport e sport ed è un grosso errore sottovalutarli perchè la loro escalation è foriera di danni seri e a volte irreparabili.
Anche quest anno, quindi, ci siamo trovati a dover gestire un numero rilevante di queste, criticitá, verificatesi a diversi livelli e in diversi gruppi.
Queste criticità per una società risultano, la maggior parte delle volte, molto onerose in quanto necessitano sempre di molto tempo dedicato alle mediazioni, energie e…. tanta pazienza.
Come allenatore, coinvolto continuamente e sempre più spesso in queste infide sabbie mobili dei rapporti con i ragazzi e le loro famiglie, mi sono allora domandato se è possibile trovare un punto di incontro per iniziare a parlare la stessa lingua e cercare nei genitori alleati consapevoli invece che nemici risoluti.
E’ mio profondo convincimento che per ogni problema, l’informazione sia parte della soluzione, quindi parlarne e conoscerne le diverse angolazioni dai differenti punti di vista, può contribuire a instaurare tra i diversi soggetti un rapporto di collaborazione-condivisione, indirizzato al raggiungimento di un obiettivo comune che si chiama crescita tecnica ed educativa del ragazzo/a.
Con questo fine tanto nobile quanto interessato, ho provato a fare una ricerca nella grande rete scovando moltissimi scritti che trattano della cosa.
Vorrei proporvene qualcuno tra i più significativi e pertinenti, a piccole dosi, e non con l’intento di dispensare verità assolute ma con lo scopo di indurre a qualche opportuna riflessione.
Ringrazio tutti coloro che vorranno spendere pochi minuti del loro tempo per la lettura.
Diego Napoli
Allenatore e Istruttore MB
Sono genitore di 2 ragazzini che praticano sport dall’età di 3 anni, e non posso che confermar quanto dichiarato dall’allenatore. Non se ne può più di genitori che sono convinti di aver messo al mondo non una creatura, ma “campioni”; che ad ogni incontro, partita, allenamento non fanno che fare pressioni, che si lamentano, che protestano perchè il figlio non è convocato, o è in panchina o viene rimproverato o sostituito, che spingono insomma affinchè il proprio ragazzo/a venga trattato come un futuro campione. Che spesso solo i loro occhi riescono a vedere così, perchè magari quel ragazzino un campione non lo sarà mai, ma ha comunque il diritto di praticare sport, principalmente per divertirsi, per crescere, per imparare a socializzare, a condividere, ad avere il rispetto delle regole, per maturare nella maniera più sana, giusta e tranquilla. Per giocare e basta, per il gusto di farlo e non per dovere dimostrare niente a nessuno. Genitori apriamo gli occhi, godiamoci i nostri figli per quello che sono e non per come vorremmo che fossero. Apprezziamoli coi loro pregi e difetti e pazienza se qualche incontro lo trascorrono in panchina, adiamo comunque in palestra e tifiamo insieme a loro i compagni di squadra. Insegniamo loro che è importante seguire i compagni anche dalla panchina e che comunque qualsiasi sia il loro ruolo sono sempre fondamentali per la riuscita del gioco di squadra. E soprattutto ringraziamo gli allenatori che dedicano con tanta passione il loro tempo ai nostri ragazzi.